lunedì 7 maggio 2012

Guardami... Sogno d'Estate - di Maurizio Barraco



Sabato 19 maggio ore 19.00

Si apre con una performance la mostra di Maurizio Barraco, noto artista palermitano. La performance si declina nella contemplazione della figura della donna, intorno alla quale, assurgendo a elemento mitico, sembrano anticiparsi le ritualità legate al solstizio d’estate.

Si ringrazia la Elisa Guarnaccia, modella per la performance.



La mostra sarà aperta al pubblico fino al 26 maggio
dalle 16:30 alle 19:30 (escluso domenica)


Testo critico di Marianna Micheluzzi

Se diamo credito alle date di realizzazione della serie di opere di Maurizio Barraco, dal titolo Tiempo negro, e collochiamo queste stesse nel loro proprio tempo, 1995, un tempo lontano dall’oggi, (considerando la rapidità con cui il medesimo scorre, e il fatto che noi appunto non ce ne avvediamo), sbagliamo. Sbagliamo perché il tempo non esiste. E’ una mera finzione per l’artista. Per ogni artista che si rispetti e che si misura costantemente con l’indefinito. Con l'eterno periodico. E lo è anche per noi senza che, magari, noi stessi arriviamo a rendercene conto. Viviamo tutti, infatti, in giro sulla giostra dell’eterno presente e la condizione esistenziale dell’ieri, o quella di domani, può benissimo essere anche quella dell’oggi. Ossia la storia si ripete. Ciclicamente. Alti, bassi. Positivo, negativo. Gioie, dolori. Bianco, nero. Proprio come i tasti di un pianoforte, con cui il musicista prova comporre la sua musica lieta o triste a seconda delle circostanze. E ci riferiamo tanto alla storia con la s maiuscola, la grande storia che, a balzelloni o con fatica, attraversiamo, quanto alla nostra stessa storia personale. L’uomo, o meglio l’umano che è in noi, è sempre identico a se stesso. Ovunque ci si provi a declinarlo. Dai deserti inospitali alle cime nevose delle alte vette, dagli agglomerati urbani all’eremo solitario del mistico. E ciò che viene rappresentato nella serie di Tiempo negro altro non sono che superfici tormentate,sbrecciate, graffiate.


Il poeta esternalizza e lo fa con il sapiente e ricercato uso delle parole, il pittore invece crea, ricorrendo ai suoi colori e alle forme più svariate, che nascono da quell’inconscio con cui deve fare i conti. Ma la proposta e il messaggio sono gli stessi. E vanno dritti a colpire colui che lo deve decodificare. E questo poi, in definitiva, è il compito dell’Arte quando è vera arte. Il coraggio cioè di mettere a nudo i nervi scoperti. Costasse anche sofferenza e dolore nel riflettersi allo specchio dell’essere. Maurizio Barraco nel suo lavoro, da artista autentico qual è, lo ha sempre fatto e continua a farlo. Senza timori. Neanche di eventuali spocchiose o codine censure. E questo è un suo grande pregio, quali che siano le sue scelte stilistiche e i contenuti, cui si applica o le forme cui sente di dover dare vita. Egli è molto attratto dal sociale. Un sociale che però è anche analisi introspettiva dei soggetti che ritrae. Un sociale concettuale. E qui ricordiamo le figure femminili di ogni luogo, che l’artista ha disegnato o dipinto nel corso dei suoi viaggi in America Latina, terra che predilige per le sue lontane origini argentine. Ma anche le donne incontrate casualmente nelle strade della sua città. Le donne di Barraco, le ultime sono quelle della serie viola, raccontano tutte la loro vera storia, attraverso il tratto e il colore, che finiscono col rimandare al significato etico del loro e del nostro vivere.